CAPITOLO II : LA TEORIA ECONOMICA DELLE RISORSE NATURALI

3. Una nuova visione teorica: la "bioeconomia".
Tra le impostazioni teoriche degli economisti contemporanei deve essere considerata con particolare attenzione quella, del tutto originale, del rumeno Nicholas Georgescu-Roegen.
"Siamo di fronte ad un autore che sarebbe assai difficile incasellare in una delle tradizionali scuole economiche, un autore che sottopone la maggior parte dei dogmi di quella che egli definisce l'economia standard a una analisi approfondita, che gli consente di metterne in evidenza lacune e contraddizioni interne"(50)
Georgescu-Roegen suggerisce che la scienza economica dovrebbe tener maggiormente conto delle leggi biologiche ed energetiche della natura e, in particolare, di alcuni concetti basilari della termodinamica.(51)
Il primo principio di tale disciplina afferma che l'energia nell'universo rimane costante e che essa non puo' essere ne' creata ne' distrutta.
Il secondo principio insegna pero' che l'energia puo' esistere in due stati qualitativi: energia utilizzabile o libera, sulla quale l'uomo ha un controllo quasi completo, ed energia non utilizzabile o legata, che per l'uomo e' impossibile usare.
"Quando si brucia un pezzo di carbone, la sua energia chimica non aumenta ne' diminuisce. Ma l'energia libera iniziale viene dispersa a tal punto sotto forma di calore, fumo e cenere che l'uomo non puo' piu' usarla".(52)
Quando l'energia libera e' stata utilizzata per produrre lavoro essa si disperde sotto forma di calore, degra-dandosi quindi in energia non utilizzabile. Il grado di dispersione e di degradazione viene indicato con il termine "entropia".
Le trasformazioni tendono a verificarsi spontaneamente verso un'entropia crescente, cioe' vi sarebbe una tendenza spontanea dell'energia a passare da forme ordinate e quin-di utilizzabili a forme disordinate non piu' utilizzabili.
Il nostro pianeta e' un sistema termodinamico chiuso, ove l'entropia tende ad aumentare continuamente; questo processo, all'interno di tale sistema, e' contrastato solo dal fatto che esso riceve energia dal sole.
Gli esseri viventi, attraverso la fissazione dell'energia solare, sembrano opporsi alla tendenza verso il disordine, ma in realta' essi si limitano a mantenere costante la propria entropia, accellerando quella dell'ambiente che li circonda.
I sistemi viventi possono quindi diminuire la propria degradazione entropica solo aumentando quella esterna, senza contraddire la legge generale dell'universo, che sembra destinato ad un'inevitabile morte termodinamica.
Attingendo alla terminologia e ai concetti della termodinamica Georgescu-Roegen afferma quindi che, da un punto di vista puramente fisico, il processo economico non fa che utilizzare materia-energia in uno stato di bassa entropia, restituendola in uno stato di alta entropia.(53)
Con questa semplice intuizione egli rovescia i termini del concetto stesso di produzione, rilevando come l'uomo non crea nulla, ma anzi accelera il processo entropico, distruggendo inevitabilmente le risorse naturali.
L'autentico output del processo economico, secondo Georgescu-Roegen, e' un flusso immateriale che definisce "il godimento della vita".
Su queste basi quindi egli riporta nel dibattito economico l'idea che esistono inevitabilmente dei limiti allo svi-luppo e che essi possono essere semplicemente "posticipa-ti" cercando di limitare al massimo la degradazione entro-pica delle risorse, siano esse energetiche o materiali.
Per quello che riguarda l'energia utilizzabile, egli sostiene, questa proviene all'uomo da due fonti distinte: lo "stock" di energia libera nei giacimenti minerari nelle viscere della terra e il "flusso" delle radiazioni solari. Mentre l'uomo ha un controllo quasi totale della riserva di cui e' dotata la terra, e potrebbe quindi esaurirla in breve tempo, egli non ha nessun controllo sul flusso di energia solare, poiche' non puo' utilizzare oggi quello futuro. Secondo questa interpretazione il flusso solare e' l'unica fonte energetica che giungera' all'umanita' per tempi lunghissimi e della quale potranno sicuramente beneficiare le generazioni future.
Georgescu-Roegen, ampliando la teoria sull'entropia, ha introdotto inoltre il cosidetto "IV principio della termodinamica", affermando per la materia cio' che la seconda legge sancisce per l'energia. Egli ha operato una distinzione tra materia utilizzabile (cioe' in uno stato tale che noi possiamo utilizzarla nella manipolazione fisico-chimica) e materia non utilizzabile (rappresentata dalle particelle di materia che si trovano disperse o senza possibilita' di essere riunite in maniera utiliz-zabile), sostenendo che in un sistema chiuso la prima tende a degradarsi irrevocabilmente nel secondo stato.
Questa teoria e' stata tuttavia criticata da parte di alcuni autori (54), poiche' non sembra appropriato qualificarla come una legge della termodinamica. Inoltre, e' stato osservato, per convalidare le tesi di Georgescu-Roegen dovrebbe bastare la seconda legge, poiche' il riciclaggio della materia dispersa andrebbe comunque pagato con l'uso di energia pregiata e quindi con un aumento generale dell'entropia.
"L'enfatizzazione dell'importanza della materia equivale allora alla richiesta di rendere minimo il ritmo di aumento dell'entropia in un sistema chiuso. La quale richiesta e' altamente condivisibile, specie se riferita al nostro pianeta e alla sottolineatura che bisognerebbe spendere poi grandi quantita' di energia ordinata e pregiata per riparare ad un inquinamento e a un aumento di entropia che prima poteva essere evitato".(55)
Nella raffigurazione del processo di produzione elaborata da Georgescu-Roegen, oltre a tener conto che tra gli input figurano risorse naturali esauribili, assume rilevanza il fatto che i flussi di output consistono, oltre che nei prodotti, anche negli scarti. L'inquinamento, in questa prospettiva, non e' altro che l'inevitabile conseguenza della degradazione entropica della materia e dell'energia; per ridurlo, come per il riciclaggio, occorre pagare un costo in termini di energia.
"Continuare a suggerire che l'uomo possa costruire, con un determinato costo, un ambiente nuovo secondo i suoi desideri, significa ignorare che tale costo consiste essenzialmente in bassa entropia, non in denaro, ed e' soggetto a tutti i limiti imposti dalle leggi naturali."(56)
In questa visione la crescita del sistema economico dovra' per forza, prima o poi, scontrarsi con la crescente scarsita' di risorse naturali e, nel lungo andare, non ha neppure senso sperare in una continua sostituzione o nell'infinito riciclaggio dei materiali. La stessa tecnologia, secondo Georgescu-Roegen, presenta un limite superiore inevitabile, posto dal coefficiente teorico di efficienza. Egli sostiene che se, per assurdo, il rendimento della tecnologia fosse infinito, cio' vorrebbe dire che per zero di input si avra' una unita' di output, cioe' la produzione finirebbe per diventare incorporea e la Terra sarebbe di nuovo un paradiso terrestre.
Georgescu-Roegen giunge quindi a criticare non solo i sostenitori della crescita economica illimitata, ma anche coloro che hanno visto la salvezza ecologica dell'umanita' in uno "stato stazionario", nel quale popolazione e capitale restano costanti.(57)
Egli sostiene che in un sistema chiuso, quale quello costituito dal nostro pianeta, l'inevitabile degradazione entropica della materia rendera' sempre piu' critico l'approvvigionamento delle risorse, anche nell'ipotesi (che per ora appare all'autore abbastanza improbabile) che si disponesse in futuro di una fonte illimitata di energia per cercare di riciclare tutti gli scarti.
Cio' renderebbe quindi impossibile mantenere per sempre un fondo costante di capitale e quindi una pura utopia parlare di "stato stazionario": "Una societa' industrializzata, comunque, si confronta continuamente con una accessibilita' decrescente alla materia-energia da utilizzare. Se questa diminuzione non e' bilanciata da innovazioni tecnologiche, lo stock di capitale deve necessariamente essere aumentato, e la gente lavorare piu' duramente, se la popolazione deve rimaner costante. (...) Se le innovazioni suppliscono alla diminuzione, il capitale non rimane costante in senso ben definito. La maggiore difficolta' consiste nel fatto che tali innovazioni non possono sempre crescere, in un sistema chiuso."(58)
Per Georgescu-Roegen, pur non essendoci modo di evitare la continua degradazione entropica, si deve comunque cercare di formulare un programma "bio-economico" che tenga conto non solo della popolazione attuale, ma anche di coloro che devono ancora nascere, cercando di "minimizzare i rimorsi".
Per far questo, egli afferma, l'umanita' ha bisogno soprattutto di una nuove etica, che la educhi a provare simpatia per le generazioni future.
Egli traccia quindi, sulla base delle sue considerazioni teoriche, un programma "bio-economico" minimale, che si regge prioritariamente sul flusso di energia solare, risparmiando al massimo lo stock terrestre. Inoltre Georgescu-Roegen pensa che si dovrebbe diminuire progressivamente la popolazione fino a un livello che permetta di nutrirla con una agricoltura organica, eliminare la produzione di armamenti, ridurre le differenze dei livelli di vita tra paesi ricchi e quelli poveri, diminuire gli sprechi di energia e, infine, concepire prodotti durevoli ed eliminare tutti gli sprechi dovuti alle mode o alla passione morbosa per i congegni stravaganti.
Per concludere sembra interessante evidenziare come le idee di questo autore, pur del tutto moderne e originali, possono rivelare tuttavia qualche sorprendente analogia con quelle della antica scuola fisiocratica, come ben sottolineato da Mercedes Bresso.(59)
Innanzitutto entrambi attribuiscono una particolare importanza all'agricoltura, ma al di la' di questo "l'elemento piu' evidente di continuita' fra il pensiero di Quesnay e quello di Georgescu-Roegen riguarda il tema dell'energia. Se il medico del Settecento non disponeva ancora degli strumenti teorici per descrivere i meccanismi attraverso cui l'energia solare rendeva possibile la vita sulla Terra per l'intermediario del mondo vegetale, ricostitutore della bassa entropia necessaria alla vita degli animali e dell'uomo, egli aveva intuito correttamente l'essenzialita' di questi processi rispetto alla variabilita' nel tempo di altri aspetti dell'attivita' economica."(60)

Note

Riferimenti bibliografici


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